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Eve: l’Intelligenza Artificiale che porta la giustizia dei cittadini nella Silicon Valley

01 October 2025 6 min. lettura

Un nuovo unicorno nel LegalTech 

Negli ultimi anni il settore legale è stato investito da un’ondata di innovazione tecnologica senza precedenti. Tra i protagonisti di questa rivoluzione c’è Eve, una startup di San Francisco che ha da poco raggiunto la valutazione di 1 miliardo di dollari grazie a un nuovo round di finanziamento da 103 milioni. L’operazione è stata guidata da Spark Capital e sostenuta da alcuni dei più influenti fondi di venture capital globali, come Andreessen Horowitz, Lightspeed Venture Partners e Menlo Ventures. 
La notizia è significativa non solo per la cifra raccolta, ma perché segna un cambio di rotta nel LegalTech: fino a ieri gli investitori si concentravano prevalentemente su soluzioni pensate per i grandi studi legali e per la difesa delle corporation. Oggi, invece, emerge con forza l’interesse verso tecnologie destinate a supportare il lavoro degli avvocati di parte attrice (plaintiffs lawyers), ossia coloro che difendono i cittadini contro le grandi aziende, le assicurazioni e le istituzioni. 

 

Cosa fa Eve: tecnologia al servizio dei plaintiffs 

Eve non è un semplice software di automazione, ma una vera e propria piattaforma integrata di Intelligenza Artificiale applicata alla pratica legale. I suoi strumenti principali includono: 

  • Case Evaluation: algoritmi di machine learning analizzano i dati dei casi precedenti e stimano le probabilità di successo di una causa, i tempi medi e i costi stimati. 

  • Document Automation: la generazione di lettere di diffida, atti introduttivi e altri documenti legali avviene in pochi minuti, riducendo drasticamente il tempo speso in attività di routine. 

  • Medical Chronologies: nei casi di responsabilità medica, Eve è in grado di costruire cronologie dettagliate a partire da migliaia di pagine di cartelle cliniche, evidenziando i passaggi cruciali per la ricostruzione processuale. 

  • Discovery Assistance: l’IA setaccia grandi quantità di documenti prodotti dalle controparti, individuando pattern, incongruenze e informazioni rilevanti che un avvocato umano rischierebbe di trascurare. 

Il CEO Jay Madheswaran ha sottolineato come l’obiettivo non sia sostituire gli avvocati, ma fornire loro strumenti che permettano di bilanciare il divario di risorse tra individui e grandi organizzazioni. Nei processi americani, infatti, le spese per discovery e perizie sono spesso così elevate da scoraggiare i cittadini dal far valere i propri diritti. 

 

Numeri e crescita 


La strategia sembra funzionare: Eve ha già superato la soglia dei 
450 studi legali clienti negli Stati Uniti. La crescita è stata rapidissima: in meno di tre anni, la piattaforma si è imposta come uno strumento quasi indispensabile per chiunque si occupi di class actions, malpractice medica o responsabilità civile. 
Il modello di business si fonda su un abbonamento SaaS (Software as a Service), con prezzi scalabili in base alle dimensioni dello studio e al numero di pratiche gestite. Questa scelta ha permesso a Eve di penetrare sia negli studi di piccole dimensioni, che non potrebbero sostenere i costi di infrastrutture tecnologiche proprie, sia nei grandi network legali che cercano di ottimizzare tempi e costi. 

 

Impatti sul mondo legale 

L’ascesa di Eve pone interrogativi cruciali per il futuro della professione forense. Alcuni avvocati vedono in queste piattaforme un alleato strategico, capace di ridurre i tempi morti e migliorare la qualità delle argomentazioni. Altri temono invece che l’uso massiccio di IA possa generare standardizzazione e rischi di affidarsi troppo agli algoritmi. 
Le preoccupazioni non sono infondate: cosa accade se un modello predittivo sottostima le possibilità di vittoria di un caso, inducendo un avvocato a non procedere? E come garantire la trasparenza delle decisioni algoritmiche, specie quando l’IA lavora come una “black box”? 
Questi quesiti si collegano a un dibattito più ampio: la necessità di costruire sistemi di AI accountability, in cui il professionista resti l’unico responsabile della strategia processuale, ma possa contare su strumenti tecnologici affidabili e verificabili. 

 

Un nuovo equilibrio tra individui e grandi corporation 

Ciò che rende Eve particolarmente interessante è il suo posizionamento politico e sociale. In un sistema come quello americano, in cui il potere economico delle grandi aziende spesso condiziona anche l’esito dei processi, una piattaforma capace di democratizzare l’accesso alla giustizia ha un impatto che va oltre la tecnologia. 

Non si tratta solo di velocizzare la redazione di un documento, ma di permettere a un piccolo studio di intraprendere un contenzioso complesso che, senza supporto tecnologico, sarebbe stato troppo oneroso. In questo senso, Eve si colloca nella scia di un movimento più ampio che vede il LegalTech come strumento di giustizia sociale, oltre che di efficienza economica. 

 

Il contesto normativo e le sfide future 

La crescita di startup come Eve si innesta in un contesto normativo in evoluzione. Negli Stati Uniti manca ancora un quadro organico sulla regolazione dell’Intelligenza Artificiale, ma diversi Stati (California in primis) stanno introducendo leggi di trasparenza e responsabilità. 
In Europa, invece, con l’entrata in vigore dell’AI Act, piattaforme come Eve dovranno confrontarsi con obblighi di conformità stringenti: valutazioni di impatto, requisiti di sicurezza, trasparenza sugli algoritmi. 
La sfida sarà quella di mantenere la stessa rapidità di innovazione senza incorrere in rischi di non compliance. Per gli avvocati europei, inoltre, l’arrivo di strumenti simili apre interrogativi sulla compatibilità con i codici deontologici e con il principio della responsabilità personale e fiduciaria dell’avvocato verso il cliente. 

 

il futuro del LegalTech 

 

Il caso Eve mostra come il settore legale non sia più impermeabile alla disruption tecnologica. Se fino a pochi anni fa la professione forense sembrava una delle più resistenti all’automazione, oggi assistiamo alla nascita di unicorni in grado di spostare equilibri economici e giuridici. 
Il LegalTech non si limita più a supportare la gestione documentale o la contabilità degli studi: entra nel cuore della strategia processuale, diventando un partner intellettuale dell’avvocato. 
Per gli operatori del diritto, il messaggio è chiaro: ignorare l’IA non è più un’opzione. La vera sfida sarà imparare a integrarla, senza perdere di vista i principi fondamentali della professione e del giusto processo. 

A cura degli studenti di Giurisprudenza e Ingegneria Informatica 

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