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L’intelligenza artificiale sfida la regina del diritto: la fine del dominio della fatturazione a ore?

23 July 2025 5 min. lettura
 

La “billable hour”, la famigerata ora fatturabile, rappresenta da decenni la spina dorsale del modello economico di molti studi legali. Ogni attività svolta dall’avvocato, dalla redazione di un’email alla ricerca giurisprudenziale, viene tradotta in ore (o frazioni) che poi il cliente è chiamato a pagare. Questo sistema, seppur funzionale in un’epoca di lavoro intensivo manuale, sta ora mostrando le prime crepe di fronte all’avanzata di una nuova protagonista del mondo legale: l’intelligenza artificiale generativa (GenAI). 

Un recente studio condotto da LexisNexis ha rivelato che oltre il 50% dei professionisti del diritto intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale porterà a una riduzione significativa del tempo fatturabile richiesto per le attività tradizionali. Il dato non sorprende: la GenAI è in grado di redigere bozze, individuare precedenti, sintetizzare documenti e supportare decisioni in una frazione del tempo normalmente richiesto. 

 

La ricerca: cosa cambia nelle abitudini degli studi 

Il sondaggio ha coinvolto quasi 400 operatori legali tra Stati Uniti, Regno Unito e altri paesi di common law. Le domande riguardavano l’adozione, l’uso quotidiano e la percezione dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulla pratica forense. I risultati hanno mostrato un settore in rapida trasformazione: 

 

  • Il 76%  sta già testando o utilizzando attivamente strumenti di GenAI, come ChatGPT, CoCounsel, Harvey o Lexis+ AI. 

  • Più della metà ha dichiarato che questi strumenti accorciano sensibilmente i tempi necessari per  attività complesse, come la due diligence contrattuale, l’analisi  normativa o la ricerca giurisprudenziale. 

  • Il modello a ore, fondato sulla lentezza e sulla profondità dell’intervento umano, inizia così a scricchiolare. 

 

Il cliente prima di tutto: nasce un nuovo patto fiduciario 

Il cambiamento non è soltanto interno agli studi. Sono i clienti stessi, spesso grandi aziende, a guidare la trasformazione, chiedendo più efficienza, trasparenza e prevedibilità. È sempre più frequente che i general counsel chiedano agli studi legali: 

 

  • tariffari flat o predeterminati, 

  • sistemi di abbonamento per consulenze ricorrenti, 

  • formule basate sul success fee (compenso in base al risultato). 

L’IA, permettendo un’enorme riduzione dei tempi operativi, rende possibile questi modelli, fino a poco tempo fa difficilmente sostenibili.

 

Il rischio e il mito della disintermediazione dell’avvocato 

Alcuni temono che l’intelligenza artificiale possa sostituire del tutto l’avvocato. Ma l’articolo e il sondaggio suggeriscono piuttosto un’altra direzione: non sostituzione, ma potenziamento. Gli strumenti GenAI non creano soluzioni giuridiche, ma forniscono materiale grezzo, che l’avvocato deve analizzare, adattare e contestualizzare. La competenza umana resta fondamentale. 

Anzi, proprio il tempo guadagnato grazie all’IA può essere investito in attività ad alto valore aggiunto: strategia, relazione con il cliente, negoziazione. Il vero avvocato 4.0 sarà meno “impiegato”, più consulente strategico.

 

Le nuove sfide: responsabilità, etica e formazione 

Non mancano però le incognite. Se l’intelligenza artificiale scrive parte dell’elaborato legale, chi è responsabile in caso di errore? Come si assicura la qualità dell’elaborato prodotto? E ancora: è deontologicamente corretto presentare come “proprio” un documento redatto (anche solo in parte) da una macchina? 

Le risposte non sono univoche, ma si delineano linee guida emergenti: 

 

  1. Trasparenza verso il  cliente sull’uso dell’IA nella lavorazione dell’incarico. 

  1. Controllo umano obbligatorio su ogni output prodotto. 

  1. Formazione professionale continua sull’uso sicuro e consapevole di questi strumenti. 

Alcuni ordini professionali, come la Law Society inglese, stanno già elaborando codici etici sull’uso dell’IA, mentre le università iniziano a introdurre corsi di “Legal Tech” obbligatori nei programmi di giurisprudenza. 

 

Il contesto italiano: siamo pronti? 

In Italia, dove la fatturazione a ore non è sempre la norma (si pensi all’art. 13 D.Lgs. 28/2010 sulle tariffe forensi), il cambiamento è meno visibile ma altrettanto rilevante. Sempre più studi legali italiani si affacciano all’uso di strumenti di document automation, legal analytics e intelligenza artificiale conversazionale. 

Tuttavia, la cultura della lentezza, a volte giustificata da complessità normativa e burocratica, rischia di ostacolare l’adozione. È quindi fondamentale che i giovani giuristi, soprattutto quelli nati nell’era digitale, si facciano promotori di un nuovo modello di professionalità, capace di integrare tecnologia e competenza giuridica. 

 

Verso un nuovo equilibrio 

Il futuro della professione legale non sarà privo di ore fatturabili, ma sicuramente ne vedremo meno, meglio distribuite e più giustificate. L’intelligenza artificiale sta aiutando il diritto a fare i conti con la propria inefficienza storica e ad avvicinarsi a un modello più sostenibile, accessibile e meritocratico. 

Non si tratta solo di risparmiare tempo: si tratta di ridisegnare il valore del tempo legale. 

 

A cura degli studenti sotto la Facoltà di Giurisprudenza e Ingegneria Informatica. 

 

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