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Apple e il Digital Markets Act: il primo test europeo sul potere dei gatekeeper digitali

06 September 2025 4 min. lettura

1. Background

Il Digital Markets Act (DMA) è entrato in vigore nel 2023 con un obiettivo chiaro: limitare il potere delle grandi piattaforme digitali identificate come gatekeeper, ossia quelle che controllano l’accesso a interi mercati digitali.

Apple è stata subito inclusa nell’elenco, insieme a Google, Meta, Amazon e Microsoft. Il motivo? L’App Store e l’ecosistema iOS sono considerati canali indispensabili per accedere a milioni di utenti.

 

2. Il problema / la controversia

La Commissione Europea ha aperto un’indagine formale su Apple nel 2024.

Le contestazioni principali:

  • Apple obbliga gli sviluppatori a usare l’App Store come unico canale di distribuzione, applicando commissioni fino al 30%.
  • Vieta o limita fortemente gli app store alternativi e il cosiddetto sideloading (installazione di app al di fuori dell’App Store).
  • Favorisce le proprie applicazioni (es. Apple Music vs Spotify).

 

In altre parole, Bruxelles accusa Apple di abuso di posizione di gatekeeper, in contrasto con gli obblighi introdotti dal DMA.

 

3. Gli attori coinvolti

  • Apple: difende il suo modello chiuso, sostenendo che serve a garantire sicurezza, privacy e qualità delle app.
  • Commissione Europea: intende dimostrare che il DMA non è una norma di facciata, ma un vincolo concreto.
  • Sviluppatori di app: chiedono maggiore libertà di distribuzione e minori commissioni.
  • Consumatori: potenzialmente beneficiari di più scelta e prezzi più bassi, ma anche esposti a maggiori rischi di sicurezza.

 

4. Le misure adottate

La Commissione UE ha avviato procedimenti contro Apple per verificare se le modifiche introdotte dall’azienda (apertura parziale a store terzi, ma con nuove commissioni e requisiti tecnici stringenti) siano solo “compliance cosmetica” o un reale adeguamento.

Apple rischia sanzioni fino al 10% del fatturato globale annuo se non si conforma pienamente.

 

5. Analisi giuridica

1.     Il DMA come diritto ex ante: diversamente dall’antitrust tradizionale (che interviene dopo un abuso), il DMA impone obblighi preventivi ai gatekeeper.

2.     Principi in gioco:

    1. Libertà d’impresa di Apple vs tutela della concorrenza.
    2. Protezione dei consumatori vs garanzie di sicurezza.
    3. Sovranità digitale europea vs modelli globali delle Big Tech.

3.     Punti di forza dell’UE: il potere sanzionatorio elevato e il carattere innovativo del DMA.

4.     Punti critici: Apple potrebbe usare la leva della sicurezza e della privacy per legittimare i suoi vincoli, creando una zona grigia difficile da regolare.

 

6. Implicazioni pratiche

  • Per i consumatori: potrebbero nascere store alternativi sugli iPhone in Europa, con app più economiche o servizi innovativi. Rischio: minori garanzie di sicurezza e qualità.
  • Per gli sviluppatori: nuove opportunità di business fuori dall’App Store, ma anche possibili costi nascosti imposti da Apple.
  • Per il mercato globale: se l’UE avrà successo, altri Paesi (USA, Australia, India) potrebbero adottare modelli simili → l’Europa come laboratorio di regolazione digitale.

 

7. Lessons learned

  • Regolare i giganti digitali richiede norme nuove e meccanismi di enforcement rapidi.
  • Le Big Tech tendono ad adattarsi in modo strategico, cercando di rispettare formalmente le regole senza cambiare davvero il modello economico.
  • La partita non riguarda solo Apple: questo caso definirà se il DMA è una legge davvero trasformativa o solo un manifesto politico.

 

8. Domanda aperta

Il caso Apple vs UE solleva un interrogativo centrale:

“È possibile aprire davvero gli ecosistemi digitali senza compromettere sicurezza, qualità e innovazione?”

 

La risposta dipenderà da come Bruxelles saprà far rispettare le nuove regole e da quanto i consumatori saranno pronti ad accettare un iPhone diverso da quello che hanno conosciuto finora.

 

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A cura degli studenti sotto la facoltà di Giurisprudenza e Ingegneria Informatica

 

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